Infanzia

L’infanzia è quel periodo della vita che va dalla nascita alla comparsa dei primi segnali della pubertà (0 – 12 anni circa). Tale fase comprende un periodo esteso ed importante; scandito da parole come “spensieratezza”, “gioco”, “scoperte” che contraddistingue un ciclo di vita cruciale che vede il bambino, e chi si occupa di lui, impegnato in una serie di sfide e di compiti che conducono al suo costruirsi persona.
Già nella primissima infanzia, grazie alle ripetute interazioni con i genitori, il bambino imparerà a sviluppare un insieme di schemi che saranno alla base della propria identità, del modo di relazionarsi agli altri e di percepire la realtà.
Attraverso le cure genitoriali e attraverso la soddisfazione dei suoi bisogni, il bambino potrà percepirsi come un essere dotato di senso, di un’intenzionalità e degno di esistere.

Molto importante in questo periodo è la figura principale di riferimento per il bambino, spesso designata nella figura della madre. Le principali funzioni svolte da tale figura sono quelle di “contenimento” (Winnicott, 1976) e di “sintonizzazione affettiva” (Stern, 1985) che permetteranno al bambino un adeguato sviluppo psico-affettivo e una capacità di saper regolare le sue emozioni nei vari contesti della vita.
Nei primi 18 mesi di vita circa, si consolida un primo legame importante per il bambino: ovvero il legame di attaccamento alle figure significative. Il legame di attaccamento consentirà di fare esperienza di una base sicura e di una fiducia che permetterà al bambino di crearsi aspettative positive su sé stesso, sugli altri e sull’ambiente. Questo assume un significato importante poiché la creazione del sé e della propria identità avviene attraverso la relazione che instauriamo con gli altri.
Sin dalla nascita, infatti, l’insieme delle competenze che il bambino presenta (il pianto, il succhiare, l’aggrapparsi, l’orientamento verso il volto umano) lo predispongono ad entrare in relazione con l’adulto, senza di cui non potrebbe sopravvivere. Il legame che si crea inizialmente con la madre è di tipo simbiotico, si parla infatti della “diade” madre-bambino, come un’unità indistinguibile. In seguito, con la maturazione e lo sviluppo di diverse abilità, inizia il processo di separazione-individuazione che, se portato a termine con successo condurrà alla costruzione di un concetto di sé e degli altri positivo e stabile. È molto importante in questa fase che il bambino non percepisca le sue spinte all’autonomia come una minaccia al legame con la madre bensì come un processo che lo conduce alla distinzione Sé-Altro. La fluidità dei movimenti di allontanamento – riavvicinamento, la percezione della madre come una fonte sicura di “rifornimento affettivo”, accessibile quando ne ha bisogno e non “bloccante”, permetterà al bambino di costruire una personalità indipendente, capace di rapportarsi agli altri in maniera autentica e la conoscenza del proprio valore per sé stesso in quanto essere umano.

Il bambino, durante questo processo di crescita, che lo vede impegnato in numerosi compiti e cambiamenti (come l’ingresso a scuola, l’apprendimento delle regole sociali e/o l’interazione con i coetanei) può incontrare delle difficoltà che, in alcuni casi, possono causare disagi eccessivi e comprometterne il normale funzionamento. Il bambino, che non ha ancora sviluppato a pieno un’adeguata e completa capacità verbale, manifesterà i disagi e le difficoltà sotto forma di comportamento disturbato (ad esempio: disturbo oppositivo-provocatorio, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, mutismo selettivo, disturbi dell’attaccamento, ecc) e/o attraverso sintomi somatici (ad esempio, mal di pancia, nausea, e così via).

In tal senso l’intervento di cura, fornito da un esperto, consente sia al bambino sia alla famiglia di poter riflettere sui vari processi e/o cause che determinano il disagio psicologico, emotivo e comportamentale.

“Un neonato non può esistere da solo, ma fa essenzialmente parte di una relazione”
W. Winnicott