In occasione del prossimo 25 Novembre, Giornata Internazionale per la lotta alla violenza contro le donne, gli psicologi e psicoterapeuti del nostro Centro intendono porre nuovamente l’accento e fornire uno spunto di riflessione e di apertura rispetto a questa tematica così rilevante dal punto di vista psicologico, sociale e culturale.
Nel corso del nostro lavoro clinico, è possibile comprendere quanto una relazione affettiva caratterizzata da aggressività e violenza sia molto difficile da vivere ma al tempo stesso da interrompere. Il legame fra la vittima e il carnefice è caratterizzato da dinamiche forti e profonde, a volte difficilmente comprensibili dall’ambiente esterno. Perché la donna vittima di violenza resta ferma, non reagisce alle violenze inflitte dal proprio carnefice? Molto spesso chiedere aiuto è difficile, Sentimenti di vergogna e sensi di colpa, molto frequenti in chi subisce violenza, diventano bloccanti, la sofferenza, la paura di non essere più “amate” e la paura dell’isolamento la fanno da padrona. Il senso di vergogna che molte donne abusate provano, è il risultato di sentirsi private di ogni valore, di ogni riconoscimento umano che ciascun individuo merita. Il senso di vergogna che nasce fa si che che la donna rinunci alla consapevolezza delle proprie risorse e quindi del proprio potere, necessaria per rispettarsi e valorizzarsi e per volere per se stesse una relazione d’amore sana.
Le ricerche relative alle conseguenze dei traumi, stupri, violenze, hanno dimostrato che la risposta al trauma è di natura complessa e può comportare lo sviluppo di diversi quadri psicopatologici: disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi di somatizzazione, disturbo post-traumatico da stress (PTDS) , disturbi di personalità, abuso di sostanze, disturbi dell’alimentazione. Il trauma evoca un affetto spiacevole, disorganizzante, minacciando di sopraffare la capacità della mente di pensare, riflettere ed elaborare cognitivamente l’esperienza.
Le esperienze traumatiche che vengono avvertite come troppo dolorose vengono scisse dalla normale consapevolezza e conservate come unità separate. La persona che subisce violenza e che reagisce tenendo lontano da sé, dalla realtà il contenuto emotivo, doloroso che questa esperienza traumatica porta con sé, può portare ad un progressivo restringimento ed impoverimento della consapevolezza e ad una sempre più grave incapacità di affrontare la realtà.
La paura dell’isolamento, di restare sole fisicamente e psicologicamente con se stesse, è possibile ritrovarla come lo specchio di una forma culturale e sociale di fragilità, impotenza e sottomissione della figura femminile, a volte relegata in un ruolo restrittivo di madre e moglie, come se la sua essenza fosse circoscritta a ricoprire tali ruoli e non ci fossero risorse interne per l’auto affermazione e l’auto realizzazione, anche in altri campi sociali e culturali. Nella società Occidentale tale visione della donna si sta piano piano ridimensionando, tuttavia non è possibile non tenerla in considerazione quando si parla di violenza sulle donne.
Cosa significa amare ed essere amati? Cosa ricerca un individuo in una relazione affettiva? E’ possibile pensare che per alcune persone essere amati significhi stare in una relazione svalutante e violenta? E’ possibile cambiare questa consapevolezza, e ricercare l’amore e il riconoscimento in un modo sano? Quali sono le nostre risorse, i nostri interessi, il nostro modo di vivere la vita?
E quindi, come è possibile interrompere una relazione manipolativa e violenta dove si giocano le fragilità dell’essere umano ed in particolare della donna? Il primo passo è riconoscere e vedere il nostro coinvolgimento in tale tipo di relazione, il secondo è quello di chiedere aiuto, di uscire dalla condizione di solitudine che si può sperimentare al fine di proteggersi e valorizzare il proprio essere.
Come professionisti della salute vogliamo quindi invitare le donne a riflettere su se stesse e a chiedere aiuto, poiché, come afferma Felicity de Zulueta “Il rimedio contro la violenza sta dentro di noi: gli esseri umani sono tutti potenzialmente capaci di formare relazioni di amore
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