Copione

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Eric Berne ha mostrato, mediante il concetto di copione, come la gente possa pianificare la propria vita a partire dalle prime esperienze di vita cui viene sottoposto. Per comprendere cosa si intende per “copione” basta pensare al fatto che gli individui provano spesso la sensazione che alcuni eventi negativi della loro vita si ripetano con una certa costanza, tanto da apparire inevitabili. Espressioni del tipo: A me succede sempre che…, Lo sapevo…, Il mio destino è che io…”, hanno a che fare con questo concetto.

 

Il copione rappresenta la decisione che prendiamo nei primi anni di vita su chi siamo, quale sarà il nostro destino, quale ruolo avranno gli altri nella nostra storia. Generalmente non siamo consapevoli del contenuto di tale decisione né di quali siano stati gli eventi, i messaggi o le esperienze che l’hanno influenzata. Possiamo però rintracciare alcuni indizi dell’idea che ci siamo fatti circa il ruolo che pensiamo ricopriremo nel mondo. Ad esempio possiamo ottenere qualche informazione al riguardo cercando di ricordare qual era la nostra favola preferita, il cartone animato o il film che abbiamo visto, rivisto e rivisto oppure qual era l’eroe o l’eroina in cui ci identificavamo.

 

Ci siamo immedesimati maggiormente nella Piccola Fiammiferaia o nel Re Leone? In Alice nel suo paese delle meraviglie o invece in Nemo? Le caratteristiche di questi, come di altri, personaggi che ci colpiscono di più in realtà corrispondono alle caratteristiche che sentiamo appartenere anche a noi ed il destino che è loro riservato è vicino a quello che noi inconsapevolmente abbiamo scelto per la nostra vita. Non solo. Oltre alla meta da raggiungere, abbiamo scelto anche il modo per raggiungerla.

Determinanti per la strutturazione del copione sono i messaggi di natura verbale e non, espliciti o impliciti che abbiamo ricevuto dai nostri genitori ed in generale dalle figure genitoriali della nostra infanzia. Sulla base di essi, quindi, abbiamo deciso chi siamo e chi saremo, quali potranno essere i nostri obiettivi e come fare ad ottenerli. Il programma di vita che individuiamo può assomigliare a uno sceneggiato a puntate, a un’avventura tumultuosa, una tragedia, una farsa, un romanzo sentimentale, una commedia allegra o noiosa, sia per chi recita che per il pubblico che la segue. I bambini non sono passivi nei confronti degli eventi a cui assistono e partecipano. Essi scelgono attivamente come porsi nei confronti del mondo e cosa farne dei messaggi che ricevono: se ad esempio piangendo otterrò risposte ai miei bisogni deciderò di alzare la voce o se recitando una poesia riceverò lodi ed applausi deciderò che sono capace di suscitare l’interesse negli altri.

Conoscere questa decisione consente di comprendere le scelte che abbiamo compiuto nei momenti cruciali e nei passaggi decisivi della nostra storia, così come in piccoli momenti di vita quotidiana, attimi in cui il nostro destino, seppur in miniatura, comunque sembra compiersi. Il copione quindi sono lenti che utilizziamo per osservare la realtà. E’ caratterizzato quindi da pensieri, emozioni, comportamenti caratteristici e ripetitivi. Ognuno di noi ha un affetto che tende a sperimentare più spesso in una vasta gamma di situazioni, delle convinzioni tipiche che lo supportano e delle azioni concrete che ne conseguono. Chi sono io? Cosa sto facendo qui? Chi sono tutti questi altri?

Queste tre domande ci possono aiutare a comprendere la nostra identità e il nostro destino e dunque il nostro copione. Esso può essere costruttivo, distruttivo o banale. Il primo tipo di copione è tipico della persona che ha avuto il permesso dai propri genitori di crescere sana e autonoma e realizzare in modo etico le mete che ha scelto. Il copione distruttivo invece è caratteristico di persone che hanno fatto propria la convinzione che non ce la faranno mai, di essere malate o pazze, di non poter partecipare al banchetto della vita, di non meritare amore o di morire soli. Il copione banale, infine, è tipico di persone che restringono la propria crescita, limitano le proprie opportunità ed evitano di auto realizzarsi. “Il copione, sia da vincitore che da perdente, è un modo per strutturare il tempo compreso fra il primo ciao al seno materno e l’ultimo addio, coincidente con la morte” spiega Berne (Ciao, e poi? pag. 179).